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WARO

L'artista che si ispira alla Pop Art per disegnare il chaos in bianco e nero.

Scritto da
Chiara
Pubblicato
October 15, 2022

Waro è l'artista di Onstream Gallery scelto per lanciare la Galleria: se hai visto la mostra, non hai bisogno di ulteriori introduzioni.

Ma veniamo a noi: Onstream Gallery ha a cuore l'arte e gli artisti e proprio per questo motivo ci piace che i nostri artisti si raccontino, senza filtri, a chi ci segue.

Abbiamo chiesto a WARO da dove viene la sua passione per la Pop Art, per quale motivo sia fissato con Manhattan e soprattutto cosa ha fatto a New York per tornare in Italia e produrre con così tanta ispirazione.

1Ciao Waro, siamo giunti alla fine di questa exhibition online che ci ha reso molto soddisfatti del risultato: abbiamo avuto 3500 utenti unici nel corso di questi tre mesi, con 2800 visite solo sulla tua mostra. E proprio perché siamo giunti alla fine, partiamo a ritroso per parlare un po’ dell'exhibition, di noi e di quello che abbiamo fatto.
Come è andata questa esperienza? Avevi già fatto delle mostre prima?

È stata un esperienza davvero molto importante a livello umano e professionale.
Lavorare online con persone formate e professionali è soddisfacente: io avevo già partecipato a qualche mostra ma questa era in assoluto la mia prima mostra personale.
Il fatto che sia online...

2Chi ha visto la mostra lo sa: New York è parte integrante del tuo lavoro. Ci racconti di quella volta in cui hai decorato lo studio di fronte all'Empire State Building? Come ci sei arrivato, quanto ci hai messo a farlo e cosa hai pensato mentre lo facevi.

Nel corso della mia vita, ho sempre disegnato i grattacieli di New York. Non si trattava di veri e propri Skyline, ma di esplosioni di linee e di tratti che ricordano i pieni della città che non dorme mai.

Quando ho disegnato di fronte all’Empire, ho pensato tutto il tempo ad una cosa sola: ho deciso che mi sarei licenziato per fare l’artista a tempo pieno.

Lavorare di fronte l’Empire per me ha avuto un significato catartico molto importante: l’Empire State Building è infatti il primo tassello di tutti i miei quadri, quell’insieme di linee iniziali che danno vita all’esplosione di cui spesso ho parlato anche sulla mia pagina Instagram.

Da bambino disegnavo sempre New York, era qualcosa che avevo dentro e che adesso sono riuscito a materializzare nella mia esperienza di artista: ho appena iniziato, ma quel momento di fronte l’Empire è stato esplosivo.

3. Ci racconti come si svolgevano le tue giornate tipo a New York? Sappiamo che ci sei stato diverse volte e che per ovvie ragioni non sei ancora tornato.

Ad un certo punto decido di partire per New York con i soldi che mi ero guadagnato lavorando fino a quel momento e con me porto delle cartoline da distribuire non appena scendo dall'aereo

Secondo una serie di incontri fortunati, riesco a prendere questo lavoro su commissione in un ufficio di fronte l’Empire State Building.
In una notte riesco a lavorare su tutta la parte verticale dello studio, la parte orizzontale invece la continuo in Italia tramite dei pannelli, durante un periodo molto difficile della mia vita.

Quando sono tornato a Varese (la città dove è nato n.d.r.), ho così continuato a lavorare su dei pannelli in legno che poi ho spedito personalmente in USA. Mi ricordo perfettamente la notte passata in bianco prima di tornare in Italia: ho disegnato dei bozzetti su carta che poi non ho eseguito, ma che conservo con grande gelosia.

4Ti manca New York? Quali sono le principali differenze rispetto all’Italia? Ci sono delle vibes particolari che ti ispirano costantemente?

New York mi manca davvero molto.

Quella città è una sorta di caricabatterie, ti svegli e sai che qualcosa di incredibile potrebbe accadere: non so se dipende dal mito americano con cui siamo cresciuti fin da piccoli, ma quando vai lì c'è la sensazione che tutto è possibile.

L’Italia ‘’soprattutto all’inizio’’ ti deprime un po’.

7. Sappiamo perfettamente che questi non sono tempi felici per nessuno, e che i mesi appena trascorsi hanno significato molto per ognuno di noi.

La domanda sorge spontanea: chi è Waro oggi?

Oggi sono una persona, domani sarò sicuramente una persona diversa.

Non è un caso che io crei dei video in cui racconto me stesso di fronte alla telecamera. Mi rendo conto perfettamente che ogni settimana che passa, sono una persona, un artista diverso.

E’ per questo motivo che voglio lasciare una traccia di me stesso in video: perché voglio vedere come cresco a livello di di gusto, a livello di tecnica, a livello di ricerca artistica.

Mi capita anche di volere, quasi esigere un confronto diretto con gli altri artisti: ho bisogno di uno scambio continuo con loro, ma credo siano importantissime anche le persone che ti osservano e basta, che non fanno parte di questo mondo. Sono le persone che, a mio parere, ti fanno sentire vivo.

Io amo le persone, per questo motivo ho una fissa per gli artisti del passato e per le loro biografie.

8. Raccontaci di più allora: quali artisti ti attirano dal punto di vista della storia personale?

Sicuramente hanno avuto e hanno ancora oggi un ruolo fondamentale Picasso, Tintoretto, Rothko, Warhol, Canaletto e tanti altri.

Studiare le loro vite mi fa riflettere sulla mia: alla fine siamo tutti esseri umani, tutti abbiamo qualcosa in comune che, chi per un motivo, chi per un altro, vogliamo buttare fuori. 

A me piace moltissimo andare a scovare l’elemento, l’aneddoto, quel particolare tratto che rende un artista umano.

9. Nelle tue opere troviamo dei marchi che ritornano: Esso, l’olio Sasso… hai già detto una volta che in questo Andy Warhol per te è stato il maestro indiscusso, soprattutto con la zuppa Campbell. Ecco, cosa rappresenta la zuppa Campbell per te?

La zuppa Campbell è un prodotto del consumismo così quotidiano, così normale, così standardizzato, che solo un pazzo come Andy Warhol poteva elevarla ad arte.

Questo pensiero di andare a elevare come arte qualcosa che è standardizzato, qualcosa che è normale per tutti, è il mio punto di partenza per aver creato tutto quello che sto facendo adesso.

10. Waro, per noi è stato un piacere averti con noi e ci è piaciuto molto lavorare con te. Ovviamente questo è solo un arrivederci, perché le tue opere continueranno ad essere esposte su Onstream Gallery nella sezione Artisti. Hai un messaggio da lasciare agli altri artisti emergenti come te? 

Voglio dire una cosa semplice, quanto difficile:

Siate temerari con i vostri sogni.

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